Quattro passi in America tra Bourbon, tornado e i vini del nostro vulcano Etna
L’immagine che ora ho davanti è quella di Robert Redford ne “L’uomo che sussurrava ai cavalli” e sempre Redford che si incammina sui Monti Appalachi alla ricerca di una rigenerazione. L’America, o meglio il Kentucky, non è come te lo immagini. Come per tutti i luoghi, sono le persone che ne determinano il carattere e il territorio. Distese di prati e staccionate per l’allevamento dei cavalli, preziosissima attività svolta con il contributo di una discreta comunità messicana e irlandese. A colpo d’occhio si evidenzia, a differenza di Atlanta, la minore popolazione di colore. Altro colpo d’occhio, le misure dei vestiti, misure americane. Una small qui è una large in Italia, ma i dati della sanità italiana dicono che stiamo diventando americani anche noi. Kentucky è il Bourbon, misto di mais e cereali cotto e lasciato invecchiare. Buffalo Trace, che noi conosciamo bene per la forma della bottiglia e il suo tappo con cavallo e fantino, è un crocevia di curiosi e appassionati di questo distillato con molto spirito americano. Frutto dell’adattamento, che è ormai storia americana, basti ricordare che non hanno smesso la produzione neanche negli anni del proibizionismo, vendendo alcuni prodotti come medicamenti, lo stesso che ha fatto il Marsala per aggirare all’epoca la norma. Tempo di allerta meteorologica in Italia, tornado con danni e feriti qui. Occasione buona per rifugiarsi in un “ristorante”, con stratificazioni di cibo, sandwich a cui per dare sapore bisogna aggiungere salse i cui effetti durano nel tempo della digestione e nella massa grassa.
Il momento clou lo viviamo a casa di Niki ed Ann e l’occasione è un incontro con alcuni loro amici giunti da mezza America anche per degustare e meglio conoscere un po’ di Sicilia, l’Etna e il Vino Primaterra. La loro dimora ha la meraviglia del disordine intellettuale creato dalla curiosità, dall’intelligenza, dalla sensibilità dei padroni di casa. Libri, tanti, e tanti meravigliosi oggetti comprati in giro per il mondo testimoni di una voracità di conoscenza, di sapere e stupore quasi fanciulleschi. Niki, di origine greca, si dimostra persona di altra categoria con tanta sensibilità e sapienza, ha la capacità dei galantuomini di metterti a tuo agio. Ha cucinato per due giorni e per sedici persone, sul volto le scanalature di chi vive la vita e mi dà la sensazione di essere vicino a qualcuno che vive immerso nella ricerca della bellezza. Grande chef, mitico come quella cultura che lui ben incarna, fa compiere ai commensali un viaggio ricco in quella Grecia dei sapori e dei costumi che solo chi è vicino al divino riesce a trasmettere. Ann, la moglie, è la sintesi tra l’ordine americano e la passione mediterranea e questi due aspetti ne fanno una donna solare, intellettualmente intrigante, così come il gruppo di amici che si sono radunati lì. Al centro, infine, a sublimare il tutto, l’ETNA di Primaterra e il suo modo di intendere il Vino. La discussione appassiona, intriga questo modo nuovo di far sentire un’idea di territorio, il modo di stare nella natura e di produrre vino, che piace e conquista per la personalità, la complessità e il coinvolgimento gustativo.