La colomba pasquale tra tradizione e marketing, tra storia, miti e leggende

Da sempre la colomba è simbolo di pace. Questo significato risale a Egizi, Greci e Romani che per le cerimonie sacre preparavano del pane a forma di colomba cui attribuivano proprietà rituali e magiche.

Il simbolismo legato ai cristiani risale probabilmente ad un passo della Genesi in cui una colomba porge dal suo becco a Noè un ramoscello d’ulivo dopo il diluvio universale, per sancire la pace fatta tra Dio ed il suo popolo.

La colomba pasquale non ha origini precise e ci sono almeno tre leggende, risalenti al tempo dei Longobardi che ne raccontano la nascita.

La prima leggenda vuole che al re longobardo Alboino, quando nel VI secolo riconquistò la città di Pavia, il popolo della città offrì il giorno di Pasqua del pan dolce a forma di colomba come simbolo di pace ed il re risparmiò la vita ai cittadini.

L’altra storia è legata alla regina longobarda Teodolinda ed all’abate irlandese San Colombano. Si narra che il Santo arrivò alla corte di Teodolinda durante il periodo quaresimale e quando gli furono offerti sontuosi pasti a base di selvaggina, egli rifiutò di consumarli; la regina non capendo si offese ed allora Colombano disse che lui ed i suoi frati avrebbero mangiato quelle pietanze solo se benedette. Alzò la mano per benedire la selvaggina e questa si trasformò in pani dolci e bianchi, come le loro tuniche monastiche ed a forma di colombe. La regina Teodolinda rimase così colpita da questo miracolo che donò all’abate il territorio di Bobbio, dove adesso sorge l’abbazia a lui dedicata. La colomba divenne poi il simbolo iconografico del santo ed è rappresentata sempre sulla sua spalla.

Altre versioni rivendicano la creazione del dolce pasquale risalente alla genesi o alla battaglia di Legnano del 1176, quando tre colombe si posarono sopra le insegne lombarde e portarono fortuna all’esercito che infine sconfisse le truppe di Federico Barbarossa. Il condottiero del carroccio fece confezionare dei dolci a forma di colomba per Pasqua proprio in ricordo di quelle che gli portarono fortuna in battaglia.

Da queste leggende arriviamo poi agli inizi del Novecento, precisamente agli anni Trenta.

Fu Dino Villani, direttore pubblicitario dell’azienda dolciaria milanese Motta che inventò questo dolce pasquale per una questione puramente economica. La famosa industria dolciaria era infatti celebre per i Panettoni, ma tutto il resto dell’anno sia i macchinari che il personale restavano fermi in attesa della nuova produzione. Dino Villani allora inventò un dolce pasquale, fatto della stessa pasta del panettone, per cui poteva utilizzare gli stessi macchinari e gli stessi operai usati per il dolce natalizio.

La pasta, come detto, è la stessa del panettone milanese arricchita con canditi di arancia ed una leggera glassatura alle mandorle.

Questa stessa ricetta venne poi ripresa da Angelo Vergani, che fondò l’omonima ditta nel 1944 che ancora oggi produce colombe pasquali.

La colomba, come il panettone, è inserita nella lista dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali; è riconosciuta come prodotto tipico lombardo ed è disciplinata dal Decreto Ministeriale 22 luglio 2005 (D.M. 22.07.05). Il decreto stabilisce in modo dettagliato che la colomba può essere chiamata tale solo se rispetta un preciso bilanciamento tra gli ingredienti, al fine di tutelare il consumatore e di mantenere inalterate le caratteristiche peculiari di questo dolce unico.

Ad oggi si può affermare che, insieme ai dolci tipici di ogni regione e città, non c’è tavola pasquale su cui non ci sia una colomba, in tutte le varianti che la fantasia dei pasticceri ha creato.

 

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Francesca Scoglio

Nata a Messina, il primo incontro con Bacco risale al liceo quando rimase colpita dalla visione delle Baccanti al teatro antico di Siracusa e dalle continue letture di scrittori e poeti classici che elogiavano il vino come “nettare degli dei”. Dopo una laurea in Scienze Politiche conseguita a Palermo, finalmente arriva a Catania. Responsabile d’ufficio ed HACCP nell’azienda per cui lavora, la voglia di imparare la porta a cercare strade alternative. Una discussione apparentemente casuale con una collega le fa conoscere l’Ais ed i suoi corsi e da lì la curiosità la spinge ad intraprendere questo percorso. La curiosità diventa passione, la passione diventa Diploma da Sommelier Ais nel 2015. Lo studio continua e la porta al conseguimento dell’attestato di degustatore ufficiale Ais nel 2016. Il suo motto è “Non si finisce mai di imparare” e da qui la voglia continua di studiare, aggiornarsi, viaggiare e conoscere le svariate realtà che il mondo del vino offre.

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