Argiolas: storia di un territorio. Tutto il cuore della Sardegna al Congresso AIS

Sabato 28 ottobre alle ore 17:00, nella sala Due Colonne del San Domenico Palace a Taormina, il 51° Congresso Nazionale AIS entra nel vivo con la prima degustazione in programma. Partenza esplosiva con Argiolas. Mariano Murru, enologo dell’azienda dal ’91, e Vincenzo Tubolino, relatore AIS, presentano una straordinaria verticale di Turriga, toccando alcuni dei millesimi che hanno fatto la storia di questo grande vino sardo, arrivato alla soglia dei 30 anni. L’azienda nasce negli anni Settanta a Serdiana, nella regione del Parteolla, con Antonio Argiolas, che rivoluziona il panorama della vitivinicoltura isolana di quel periodo. Già, perché è proprio negli anni degli incentivi comunitari per espiantare le viti e della crisi del vino al metanolo che Antonio, insieme ai figli Franco e Giuseppe, decide di andare controcorrente, investendo e mirando a produrre grandi vini di qualità. Come? Rimpiazzando i vecchi impianti a tendone con il più tradizionale alberello, selezionando e puntando tutto sui vitigni autoctoni della Sardegna: cannonau, vermentino, bovale, malvasia nera, carignano, nasco, nuragus, ecc. L’amore per la propria terra, le radici, l’antichissima storia che risale alla civiltà nuragica, ma anche innovazione, sperimentazione e continua ricerca, questo e molto altro è la cantina Argiolas, oggi alla terza generazione, che conta circa 230 ettari vitati in diverse tenute: un’azienda all’avanguardia con un approccio mai superficiale al vino.
Il Turriga, l’Amarone del Sud o il Sassicaia sardo, come qualcuno lo ha definito, classe 1988, nasce dalla profonda amicizia che lega la famiglia Argiolas con il profeta del vino, Giacomo Tachis, l’uomo che mise la firma su Sassicaia, Tignanello, Solaia e che fece uscire dall’ombra i nostri vini sul mercato internazionale. Assieme a lui, un giovane enologo pieno di passione, Mariano Murru. Il “gigante” sardo è un efficace blend di Cannonau (85%), Carignano, Malvasia nera e Bovale, che provengono dalle tenute di Selegas e Piscina Trigus a 230 metri s.l.m. Raccolta manuale, dopo attenta selezione, tra ottobre e novembre, matura per 18-24 mesi in barriques di rovere francese e riposa per 12-14 in bottiglia.
La verticale parte col botto con l’annata 1998, un vino che Murru definisce “femminile”, dal colore ancora non completamente granato, intenso e magnetico, un naso ricco e sofisticato che ci riporta alla frutta matura, ribes e prugna secca, note balsamiche che lasciano spazio a terziari ancora in evoluzione, il palato invadente, pieno, tannini morbidi e una piacevole freschezza che lascia presagire una lunga vita. Un vino sì potente, ma di grande eleganza. Si continua con la 2004, più austera, dal tannino pronunciato. Con la 2007 sembra riemerga l’eleganza dopo anni di vigore e muscolosità; bocca di grande classe, freschezza e sapidità accompagnata da un tannino vellutato. Nella 2010 ritroviamo le stesse componenti di morbidezza ed equilibrio. Chiude l’incontro la 2013, quattro viti sulla guida Vitae AIS, rosso rubino, impenetrabile e consistente, note di frutta fresca, di viole , di legno di cedro e spezie dolci, gusto profondo e prorompente, che ci lascia con una promessa…un arrivederci lungo almeno 20 anni.
Il Turriga, punto di riferimento dell’enologia sarda ma anche italiana, nasce per essere un vino di grande longevità, espressione di un territorio, difficile e accattivante, dalla travolgente e spiccata personalità. Mariano ha saputo trasmettere tutto questo agli intervenuti, entusiasti e pronti a continuare con le degustazioni del Congresso.

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Federica Milazzo

Nata e cresciuta nella bella Piazza Armerina (Enna), vive oggi a Giarre, nel Catanese. Maturità classica, iscritta in Economia, Sommelier AIS dal 2017, si definisce un’anima in evoluzione, poliedrica. Determinata e curiosa, forse nevrotica, a tratti romantica. Definita da amici, e non, una piccola furia con la risposta sempre pronta. Ogni esperienza l’ha segnata, modellata e formata. Così dall’amore per le arti passa a quello per i numeri, la gestione e l’organizzazione. E dalla passione per le serie tv a quella per il vino. Quest’ultimo la rapisce, raccontandole le più affascinanti storie della terra, a cui inesorabilmente appartiene, e gliene acuisce i sensi, che non possono più rinunciare alla ricerca dei profumi e dei sapori più veri. Il viaggio, in tutte le sue forme, è il fine ultimo a cui tutto è vocato. Alla ricerca del suo posto nel mondo, continua il suo percorso formativo in attesa della prossima sfida.

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