Simone Strano, lo “Chef con la coppola”

Simone Strano1Un banchetto sontuoso, dai colori rutilanti, ha impreziosito le tavole del pranzo conclusivo del XXXII congresso dell’Unione Regionale Cuochi Siciliani. Se Caterina De’ Medici si fosse trovata a banchettare in questo scenario, avrebbe di certo aggiunto alla sua brigata di chef, da presentare alla corte francese, Simone Strano. I presupposti c’erano tutti: cucina innovativa e curata minuziosamente, note melodiche di canti, servizio impeccabile.
Giovane chef con una tale prorompente carriera da meritare la direzione di ristoranti importanti sia nella sua Sicilia sia nella Città Eterna. In questa occasione ha voluto avvalersi della disponibilità di aspiranti chef, accompagnati dalle loro mamme, e di professionisti per un pranzo all’insegna dell’innovazione, senza trascurare la tradizione, la cultura culinaria di una terra ricca che ha molto da donare e che per Simone è linfa, come ci rivela nell’intervista rilasciata alla nostra redazione.

Simone Strano e la sua numerosa brigata, tutti insieme in cucina per condividere preparazioni culinarie; qual è il messaggio?
“Il nostro messaggio è quello che si può lavorare tutti insieme in armonia, con un forte sentimento di amicizia, dove l’invidia è bandita mentre la passione e il rispetto per gli altri sono gli ingredienti principali con i quali, con una giusta dose di competizione, si riesce a creare la ricetta di successo”.
E’ lo chef con la coppola: cosa rappresenta?
“Indosso la coppola ormai da 14 anni: rappresenta il forte attaccamento alla mia terra e l’orgoglio di essere siciliano! E’ un capo d’abbigliamento che, comunque, mi piace sfoggiare anche al di fuori dell’attività lavorativa. Penso che sia più comodo coprire il capo con la coppola piuttosto che con il grande cappello utilizzato dagli chef e che trovo scomodo: si bagna, cade a terra, è ingombrante nei movimenti in cucina. La mia coppola bianca è compatta, funzionale e semplice da lavare. Inoltre, aggiungo, rappresenta anche un ricordo”.
A che età ha iniziato?
“Ho iniziato che avevo 16 anni, esattamente mercoledì 7 luglio del 1999 alle ore 11:10 con Biagio Cipolla, il mio maestro di cucina che oggi ha prestato la sua collaborazione con noi”.
Simone, è stata una sua scelta lavorare fuori dalla Sua terra?
“Oggi lavoro a Roma a Palazzo Montemartini, una struttura 5 stelle lusso; lavoro per questa compagnia alberghiera da 7 anni. Per alcuni anni ho lavorato nella mia Sicilia presso il   Resort Plage  di Taormina, poi la società si è indirizzata in altre città e io sono stato scelto per seguire la nuova struttura romana che per me rappresenta una significativa esperienza, oltre che una nuova sfida”.
Cosa ha preparato in questa giornata di raduno di cuochi provenienti da tutta la Sicilia?
“Oggi le  preparazioni hanno un titolo speciale: “Cibo dei cuori”. Vuole richiamare la cucina con la quale siamo cresciuti. Possiamo parlare di chef stellati e chef gourmet, ma bisogna ricordare che la base di ogni preparazione culinaria affonda sempre le radici nella tradizione, nelle antiche ricette; da lì nasce l’espressione dell’alta cucina”.
Una curiosità: cosa mangia uno chef come Lei?
“Mangio tutto e con l’aggravante che sono molto goloso. Per fortuna lavoro molto!”
C’è un piatto al quale è particolarmente legato?
“Dico senza esitazione il pane preparato da mia madre: semplice o condito è ciò che preferisco di più. Mia madre, ogni settimana, mi fa recapitare a Roma il suo pane, quello che lei panifica con tanto amore; con la stessa attenzione coccola anche i miei fratelli che abitano in città diverse. E’ una tradizione della nostra famiglia che viene mantenuta nonostante le distanze”.
Un suggerimento alle nuove leve?
“Più che un suggerimento, un invito che faccio alle scuole del settore: educare i giovani anche alla coltivazione dei prodotti che usano in cucina, dedicarsi a un piccolo orto credo che sia una cosa straordinaria che contribuirebbe sicuramente a fare meno spreco in cucina!”

Facebooktwittermail

Agata Faro

Ha seguito il richiamo della sua passione attraverso la serie di corsi per conseguire gli attestati dei vari livelli di sommelier AIS, fino al riconoscimento dell’abilitazione professionale. Iscritta dal 2012 nell’elenco generale degli esperti degustatori vini D.O., presso l’Assessorato Regionale dell’Agricoltura dello Sviluppo Rurale e della Pesca Mediterranea, il suo motto è “Degustare in viaggio”. Ritiene, infatti, che il modo migliore per comprende un vino e la storia di chi lo produce è quello di vivere il territorio. Dal 2011 collabora con EnoNews raccontando di viaggi, degustazioni, e di buona cucina.

Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.