Le donne del vino si raccontano: Francesca Curto
Per Francesca il richiamo della terra è stato sempre molto forte; sin da piccola ha respirato il profumo della natura, ha seguito le orme del padre nell’attività agricola, all’inizio per spirito di emulazione, dopo per profonda passione, la stessa che spera di trasmettere alle sue figlie con estrema naturalezza come è stato per lei. L’azienda si trova nella punta più estrema della Sicilia (sud-est) a cavallo fra le due province di Ragusa e Siracusa. Una gestione familiare che si avvale della presenza dei genitori, mentre il ruolo di Francesca spazia dall’amministrazione alla commercializzazione, ai rapporti con gli operai abituati da sempre alla sua presenza. I vigneti abbracciano i comuni di Ispica e Pachino, territori particolarmente vocati per la produzione del Nero d’Avola e che rientrano nel comprensorio della Doc Eloro. La tenuta, che produce agrumi, ortaggi e olio, alla fine degli anni ’80 è stata dedicata anche alla viticoltura e alla produzione di vini.
Come è nato il Suo interesse per la viticoltura?
“E’ stato mio padre a trasmettermi questa passione. Da piccola ero sempre con papà, lo seguivo durante le vendemmie ed ero affascinata dal lavoro che svolgeva con tanta passione. Inoltre, papà ha sempre manifestato il suo interesse per i vini francesi, ma soprattutto ha sempre apprezzato il buon vino. L’insieme di questi fattori ha fatto sì che ci dedicassimo ai nostri vigneti e alla produzione di vini, oggi apprezzati anche all’estero”.
I suoi vigneti si trovano in una zona particolarmente vocata per il Nero d’Avola; come definisce questo vitigno?
“Affermo che il Nero d’Avola è il vitigno principe della Sicilia. Ovviamente in ogni zona si manifesta con caratteristiche organolettiche diverse. Nella nostra si esprime in modo austero, complesso, una complessità che io adoro perché esprime una forte personalità, una sua identità!”.
A quale vitigno potrebbe paragonarlo?
“A nessuno! Dico anzi che il Nero d’Avola è la Sicilia! E’ il vitigno che ci rappresenta a livello internazionale”.
Quali sono le Sue funzioni all’interno dell’azienda?
“Sono tuttofare: quando si è piccoli imprenditori occorre saper fare tutto. Fino a qualche anno addietro, soprattutto quando ancora avevo le bambine piccole, il mio principale compito era quello commerciale. Oggi, con il supporto anche di altre figure, gestisco un po’ tutto, fermo restando che l’aspetto commerciale è quello che continuo a seguire di più”.
Secondo Lei una donna ha più difficoltà ad affermarsi in questo settore?
“No. Credo che dal punto di vista della comunicazione, del marketing e della vendita la donna abbia una marcia in più. Sono convinta che le difficoltà imprenditoriali che una donna può incontrare sono le stesse che si presentano ai colleghi uomini. Forse qualche anno fa questo divario fra uomo e donna si poteva ancora avvertire”.
Qual’è stata la soddisfazione lavorativa più importante che ha avuto fino ad ora?
“Le soddisfazioni mi piacciono tanto! Quello che mi rende orgogliosa è quando qualcuno riconosce il mio valore, per come mi pongo, per le mie competenze e soprattutto sono contenta quando la professionalità è trasferita sulla qualità del vino”.
C’è qualcosa che Le piacerebbe fare per la Sua azienda e che ancora non ha avuto il coraggio di realizzare?
“Di cose se ne vogliono fare sempre tante e guai se non fosse così! Io ne vorrei fare un miliardo, purtroppo non posso affrontarne così tante viste le dimensioni dell’azienda; ma su alcune ci sto lavorando. Una alla quale tengo tanto è migliorare sempre più la qualità dei miei prodotti: questa resta la sfida più impegnativa”.
Se dovesse fare un spot sui suoi vini, cosa direbbe?
“Qualità nella tradizione, con un occhio al futuro!”.
Oltre al suo vino, cosa beve Francesca?
“Tutto: io bevo il mondo. Adoro il vino, viva il vino, meno male che c’è! Naturalmente sempre in modo responsabile: questo è ciò che dico sempre. Io amo il vino e il mio lavoro, sono molto curiosa e mi interessa, mi piace degustare tutto!”.